Ambiente e sostenibilità

È notizia dell’estate 2023 che una multinazionale attiva nella produzione dei film plastici anche adesivi ha riconosciuto agli enti locali di alcuni stati americani una cifra enorme e prossima a $ 12.5 miliardi di dollari per il risanamento degli acquedotti contaminati...

Ambiente e sostenibilità

È notizia dell’estate 2023 che una multinazionale attiva nella produzione dei film plastici anche adesivi ha riconosciuto agli enti locali di alcuni stati americani una cifra enorme e prossima a $ 12.5 miliardi di dollari per il risanamento degli acquedotti contaminati da Pfas, acronimo inglese per sostanze alchiliche perfluorurate e polifluorurate e più note commercialmente come Teflon. I Pfas hanno un utilizzo molto vasto grazie alle loro qualità idrorepellenti, antiaderenti e resistenti alle alte temperature. Sono presenti ad esempio nelle schiume antincendio, nei trattamenti antiaderente delle pentole e della carta da forno, nei cosmetici e saponi, abiti e scarpe, involucri alimentari, elettrodomestici, vernici, ecc., si tratta di una classe di composti chimici eccezionalmente ampia.

Le prime avvisaglie del problema sono sorte quando è stato scoperto che i Pfas sono altamente persistenti in natura, tanto che sono stati definiti come “Forever Chemicals” o POPs “Persistent Organic Pollutants”. Tale stabilità è dovuta al legame Carbonio-Fluoro non degradabile né ossidabile dall’Ossigeno, in quanto il Fluoro è l’elemento più elettronegativo. Purtroppo la loro prossimità alla catena alimentare, la capacità di bioaccumularsi, la persistenza indefinita nell’ambiente li rende particolarmente pericolosi. È stato accertato che sono causa di neoplasie, malformazioni prenatali e danni al sistema immunitario. La convenzione di Stoccolma del 2001 nell’ambito del programma ambientale dell’ONU ha riconosciuto il problema, mentre la successiva messa al bando dei composti è ancora incompleta.

Numerose classi di composti una volte riconosciute come pericolose, cancerogene e nocive per la salute e più in generale per la vita sulla Terra, hanno avuto un lunghissimo periodo di phase out prima di uscire in modo definitivo dalla produzione, commercializzazione e infine dall’utilizzo. Basti pensare ai materiali contenenti amianto la cui vendita è stata proibita in Italia nel 1992 dopo che erano noti da almeno vent’anni i pericoli dovuti al suo utilizzo.